Il parco di Villa Mocenigo ha una estensione di circa 3.5 ettari 
e presenta grossomodo la forma di un quadrilatero. 
Al tempo di Alvise vennero  compiuti dei lavori di scavo 
con la creazione di una serie di movimenti d’acqua 
e con la realizzazione di un laghetto centrale. 
I lavori eseguiti permisero di disporre di materiale di riporto
che venne utilizzato per creare tre aree sopraelevate sulle quali
fu posto un albero diverso: un leccio, un platano e un tasso.
Un ulteriore aspetto che dimostra chiaramente l’intervento 
antropico subito dall’area è la presenza di specie arboree 
estranee all’ambiente e quindi sicuramente introdotte, tra le 
quali l’ippocastano, l’ailanto, l’acero negundo e l’albero di Giuda
A ciò si deve aggiungere l’esistenza di circa 2 km di sentieri 
opportunamente tracciati, i principali dei quali risultano ancora 
delimitati da piante di bosso e completati da ponticelli in legno.
Nonostante tutti questi interventi possano far pensare alla 
completa origine artificiale del parco, altri fattori attestano 
come si tratti in realtà di una parziale trasformazione 
subita da una formazione boscata preesistente.
Il numero di esemplari arborei introdotti è infatti abbastanza 
limitato e la maggior parte della superficie è occupata 
da specie spontanee, tipiche dei boschi umidi di pianura, 
quali ad esempio l’olmo comune, il carpino bianco
l’acero campestre e la farnia, alberi che raggiungono 
altezze di 20 metri e diametri di 80 cm. A sostegno di tale 
ipotesi concorrono la notevole densità degli alberi, 
la presenza di una naturale rinnovazione rigogliosa su un terreno 
di notevole fertilità, l’esistenza di un sottobosco composto dalle 
stesse specie che si rinvengono negli ultimi lembi di bosco 
planiziario della pianura padana:
Pervinca minore (Vinca minor), 
Paleo silvestre (Brachypodium sylvaticum), 
Sigillo di Salomone maggiore (Polygonatum multiflorum), 
Viola silvestre (Viola reichenbachiana), 
Aglio orsino (Allium ursinum).
Il terreno deriva dalle trasformazioni subite nel tempo 
dai sedimenti trasportati dal vicino Tagliamento.
L’humus è di qualità elevata derivando da una lettiera 
di latifoglie molto appetita dai decompositori che 
trovano all’interno del bosco condizioni ottimali
per espletare appieno la propria funzione.